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      (Andrès, l.c.) Del quale antico volgare latino parlerò forse quando che sia, di proposito. Ora si veda quanto fosse impossibile che la lingua latina divenisse universale, mentre i soldati, i negozianti, i viaggiatori, i governanti, le colonie ec. diffondevano una lingua diversa dalla letterata, che sola avendo consistenza e forma, sola è capace di universalità; e mentre l'unicità di una lingua, come ho detto altrove, è la prima condizione per poter essere universale. Laddove la latina, non solo non era unica nella sua costituzione e nella sua indole, dirò così, interiore, come lo è la francese; ma era divisa perfino esteriormente in lingue diverse, e, si può dir, doppia ec.
      (4. Maggio 1821.). V. p.1020. capoverso 1.
     
      Alla p.999. Così chi sapesse l'antica lingua teutonica, non intenderebbe perciò la tedesca, senza espresso e fondato studio. (Andrès, loco cit. di sopra, p.1010; non ostante che la tedesca, secondo il Tercier, ec. v. p. [1014]1012. principio.
      (5. Maggio 1821.)
     
      La vantata duttilità della lingua francese (Spettatore di Milano. Quaderno 93. p.115. lin.14) oltre alle qualità notate in altro pensiero, ha questa ancora, che non è punto compagna della varietà: e la lingua francese benchè duttilissima, è sempre e in qualunque scrittore paragonato cogli altri, uniforme e monotona. Cosa che a prima vista non par compatibile colla duttilità, ma in vero questa è una qualità diversissima dalla ricchezza, dall'ardire, e dalla varietà.
      (5. Maggio 1821.)
     
      Alla p.991. Così Beda inglese, nonostante che la sua lingua nazionale (cioè l'anglo-sassone: (Andrès, loc. cit., p.1010, p.255. fine) diversa dalla Celtica, stabilita nella Scozia e nel paese di Galles) fosse adoperata anche in usi letterarii, come si rileva da quello ch'egli stesso riferisce di un Cedmone monaco Benedettino, illustre poeta improvvisatore nella sua lingua.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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