E siccome le impressioni della fanciullezza sono vivissime, cosė per effetto loro, [1193]e delle cosė dette simpatie ed antipatie, che sono uno de' loro effetti, accade che per lungo tempo e forse sempre, ci troviamo inclinati a giudicare favorevolmente di persone bruttissime, ma somiglianti a quelle che da piccoli ci parvero belle, e massime di queste medesime; le quali, ancorchč brutte, non ci parranno mai pių, brutte veramente; ma solo il nuovo abito di vedere, e quindi il nuovo modo che abbiamo contratto di giudicare della bellezza, ce le faranno giudicare, ma non parer brutte. E ci bisognerā sempre una riflessione, ed un confronto espresso colle nostre nuove idee del bello, per giudicar brutte quelle persone, che a prima vista, e senza considerazione, non ci parranno mai tali. Massime se il nostro ingegno č torpido e difficile a contrarre nuove abitudini: perchč nel caso contrario pių facilmente ci riesce di formare intorno all'estrinseco di quelle persone un giudizio conforme alle nuove idee del bello che abbiamo acquistato colla maggiore esperienza de' sensi. Prove pių certe che l'idea del bello non sia nč assoluta, nč innata, nč naturale, nč immutabile, nč dipendente da un tipo (col quale avremmo potuto paragonare quelle fisonomie), non credo che si possano desiderare.
[1194]3. L'uomo, se ben considereremo, non giudica mai della bellezza nč della bruttezza, se non comparativamente, e l'idea del bello č sempre comparativa e quindi relativa. Noi giudichiamo della bellezza estrinseca dell'uomo, sia reale, sia imitata, molto pių finamente che di qualunque altro bello fisico.
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