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      V. in tal proposito p.1234-36. e specialmente p.1237. Un colore isolato e vivo, che piace, si chiama bello, e non è. Un suono isolato che diletta, senza gradazioni nè armonia, non appartiene al bello. Bellezza non è altro che armonia e convenienza. Bruttezza è sproporzione e sconvenienza. Queste sono proposizioni non contrastate da nessun filosofo, per poco che abbia osservato. Quali cose si convengano o disconvengano insieme, si crede che la natura dell'uomo l'insegni, e che dipenda dall'ordine primordiale e necessario delle cose, e questo io lo nego. La quistione è qui. Dove non entra armonia nè convenienza, la quistione non entra. Una cosa che piace senza armonia nè convenienza, appartiene alla sfera di altri piaceri. Quel colore vivo, ci diletta, perchè i nostri organi son così fatti, che quella sensazione li solletichi gradevolmente. [1200]Questa è sensazione (dipendente dall'arbitrio della natura circa le quali cose sieno piacevoli a questa o a quella specie di esseri) e non idea; e quindi il detto piacere, benchè venga per la vista, non appartiene alla bellezza, più di quello che vi appartenga il piacere che dà un cibo alle papille del nostro palato, o il piacere venereo ec. (Lascio che anche questi tali piaceri non sono assoluti neppure dentro i limiti di una sola specie, anzi neppure di un solo individuo, e dipendono sommamente, almeno in gran parte, dall'assuefazione.) L'uomo è più inclinato al suo simile giovane, che al suo simile vecchio. Così anche gli altri animali.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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