(10. Luglio 1821.)
Al pensiero superiore. Non voglio spingere il discorso all'indecente, e forse di necessità e contro voglia, l'ho portato già troppo innanzi. Dirò brevemente. Di quelle parti umane che taluno non conosce, o in quel tempo in cui nessuno le conosce, non solo non ne ha veruna idea di bello o di brutto, e volendola formare, verisimilissimamente s'inganna, ma [1312]volendo congetturare le loro proprietà, forme e proporzioni universali, non indovina, se non forse a caso. E il fanciullo distingue già il bello e il brutto fra gli uomini, e ancora non conosce intieramente la bellezza non solo, ma neppure la forma umana, e quello che ne conosce non gli dà veruna idea sufficiente, nè delle proprietà nè delle proporzioni e convenienze di quello che non conosce. E v. in questo proposito p.1184. marg.
(12. Luglio 1821.)
Alla p.1255. marg. - e divenir maturo, pratico ec. p.e. in uno stile, con una sola lettura, cioè con pochissimo esercizio ec. La qual facilità di assuefazione, segno ed effetto del talento io la notava in me anche nelle minuzie, come nell'assuefarmi ai diversi metodi di vita, e nel dissuefarmene agevolmente mediante una nuova assuefazione ec. ec. In somma io mi dava presto per esercitato in qualunque cosa a me più nuova.
(12. Luglio 1821.)
Alla p.1226. marg. fine. Se attentamente riguarderemo in che soglia consistere l'eleganza delle parole, dei modi, delle forme, dello stile, vedremo quanto sovente anzi sempre ella consista nell'indeterminato, (v. in tal proposito quello che altrove ho detto circa un passo di Orazio) v. p.1337. principio o in qualcosa d'irregolare, cioè nelle qualità contrarie a quelle che principalmente si ricercano nello scrivere didascalico o dottrinale.
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Orazio
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