Come dunque altrove abbiamo distinto il bello da ciò che reca diletto alla vista, così bisogna formalmente distinguere il bello dal naturale. [1411]Non già che ciò che diletta la vista non possa esser bello, o che il bello non possa recar diletto alla vista (anzi il bello esteriore e sensibile glielo reca essenzialmente); ma queste due qualità sono diverse, ed altro è il dilettar la vista, altro l'esser bello. Così altro è l'esser naturale, altro l'esser bello; e può una cosa non esser naturale, e pur bella, o viceversa: ed esser naturale e bella per colui, e naturale ma non bella per costui ec.
(29. Luglio 1821.)
La semplicità è quasi sempre bellezza sia nelle arti, sia nello stile, sia nel portamento, negli abiti ec. ec. ec. Il buon gusto ama sempre il semplice. Dunque la semplicità è assolutamente e astrattamente bella e buona? Così si conclude. Ma non è vero. Perchè dunque suol esser bella?
Ho detto che il naturale è conveniente, e quindi per lo più bello, cioè giudicato tale. Or dunque la semplicità suol essere, cioè parer bella, 1. perchè suol esser propria della natura, la quale, (potendo ben fare altrimenti) si è per lo più diportata semplicemente, coi mezzi semplici ec. ec. (il che massimamente apparisce dalla [1412]mia teoria della natura) almeno quanto all'apparenza delle cose. La quale solo bisogna considerare circa il bello: giacchè la natura forzatamente e contro natura scoperta e svelata, non è più natura, qual ella è; e quindi non è più fonte di bellezza ec. ec.
2. La semplicità è bella, perchè spessissimo non è altro che naturalezza; cioè si chiama semplice una cosa, non perch'ella sia astrattamente e per se medesima semplice, ma solo perchè è naturale, non affettata, non artifiziata, semplice in quanto agli uomini, non a se stessa, e alla natura ec.
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