Il Papa rispettato e temuto da tutti i privati e da tutti i principi Cristiani, un inerme, un povero, da armati e da ricchi, era il vero capo di una repubblica filosofica. Basta considerare quella cerimonia [1461]della sua coronazione, quando se gli abbrucia innanzi agli occhi della stoppa, dicendo: Beatissime pater, sic transit gloria mundi. Massima piena di serissime e profondissime riflessioni filosofiche: gloria che veramente era grande, anzi somma, un secolo e mezzo addietro: nč certo il Papa la disprezzava, nč soleva ricordarsi molto spesso di quell'ammonizione. Oggi questo smisurato colosso d'impero filosofico, č stato distrutto da quello di un'altra filosofia; nuovo impero conveniente al secolo che l'ha stabilito e prodotto. E sarā pių facile assai che anche questo cada, di quello che il primo risorga.
(7. Agosto 1821.)
Noi stessi nelle nostre riflessioni giornaliere le meno profonde, conosciamo e sentiamo che la virtų (p.e.) č un fantasma, e che non c'č ragione per cui la tal cosa sia virtų, se non giova, nč vizio se non nuoce; e siccome una cosa ora giova, ora nuoce; a questo giova, a quello no; ad un genere di esseri sė, ad un altro no, ec. ec. cosė veniamo a confessare che la virtų, il vizio, il cattivo, il buono č relativo. Noi [1462]non troviamo nell'ordine di questo mondo alcuna ragione perchč una cosa che giova a me (anche grandemente) e nuoce ad altri (anche leggermente), non si possa fare, e sia colpa; perchč un atto segreto che non giova nč a me nč ad altri, e non nuoce a veruno, e non ha spettatori, possa essere virtuoso o vizioso; perchč p.e. una bugia che non nuoce ad alcuno, e neppur dā mal esempio, perchč non č conosciuta, una bugia che giovi sommamente ad altri o a me stesso, senza nuocere ad alcuno, sia male e colpa.
| |
Papa Cristiani Beatissime Papa
|