Ma siccome queste tali differenze, e quindi le differenze ne' significati delle parole che le esprimevano, erano sottilissime, e spesso quasi metafisiche (che gli antichi, e massime i latini furono ammirabilmente esatti e minuti nell'assegnare e precisare i significati delle loro voci e modi, e vedi p.1115-16. 1162. capoverso 3.); così naturalissimamente il popolo, incapace di troppe sottigliezze, e quando anche le concepisse, incapace di por troppo squisita cura nella scelta delle parole, cominciò, arricchite, ingrandite, [1480]e fecondate che furono le lingue, a confondere quella parola o quel modo con un altro di poco diversa significazione, a servirsi indifferentemente di voci destinate ad usi simili ma distinti, a trascurare la minuta esattezza, e a poco a poco a dimenticare l'esatto e primo valore di una parola o radicale o derivativa, ad usurpare quel genere di formazioni destinato a quel genere di significati, in significati d'altro vicino genere, e finalmente a dimenticare il proprio e preciso valore delle parole e dei modi; e col tempo e colla forza prepotente dell'uso (che sotto molti aspetti nelle lingue non è che abuso) confondendo i significati, moltiplicarli di nuovo in ciascuna parola, e moltiplicar le parole significanti una stessa cosa, benchè da principio differissero. In tal modo le lingue perderono la facoltà che avevano al loro buon tempo di esprimere distintamente le menome differenze delle idee, e queste differenze poco conosciute o notate dai parlatori, fecero che svanissero le piccole ma reali differenze de' significati delle parole.
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