(Parlo di quelle lingue dove non si vanno introducendo per pura affettazione, ignoranza, barbarie, delle parole straniere affatto inutili, e in pregiudizio delle nazionali. Si ponno anche eccettuare alcune di quelle parole che formano talora i poeti, che non sempre nè spesso, ma pur talvolta potranno esser sinonime di altre già usate, ed esser preferite e formate per sola eleganza, e per una certa peregrinità, o dedotte dal latino ec.) Ciò mostra che i sinonimi non sono mai tali da principio, e che la sinonimia non è primitiva. Ma le parole che già da gran tempo appartengono a ciascuna lingua, o appartenessero alle loro madri, o no, son divenute, e divengono di mano in mano sinonime, e tali diverranno anche molte recentissimamente formate: e ciò massimamente per la trascuranza del favellare e scrivere, e per l'abuso, che siamo forzati di chiamar uso, e riconoscerlo per padrone legittimo. E questo è sì certo che si può con un poco di attenzione, cominciando dai più [1486]antichi scrittori di una lingua e venendo sino agli ultimi, osservare come due o più parole oggi sinonime, e che da prima non erano, si siano venute gradatamente avvicinando nel significato, e scambiandosi vicendevolmente in questo o quell'uso, fino a confondersi del tutto insieme in qualsivoglia uso ec. Alcune parole son divenute sinonime in quest'ultimo grado, altre in qualcuno de' gradi antecedenti, e si possono usare promiscuamente in tali casi sì, in altri no: ma tuttogiorno, stante la negligenza e ignoranza degli scrittori e parlatori, vanno acquistando maggior somiglianza, finchè arriveranno alla medesimezza.
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Parlo
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