E si può veder chiaramente nelle traduzioni. Pigliate una carta, non dico di Tacito o di Sallustio, ma di Livio o di Cicerone, e senza curarvi dell'eleganza, vedete se v'è possibile di rendere così esattamente ogni parola e ogni frase, che la vostra traduzione dica precisamente quanto il testo, e nè più nè meno. Vedrete quanto manchi ancora alla lingua italiana per riuscirci, quante parole e modi latini non abbiano affatto l'equivalente in italiano, e quanti sensi, minuti sì ma distintissimi, non si possano assolutamente significare nella nostra lingua, ch'è pur nelle traduzioni ec. la più potente delle tre sorelle. E dovrete convenire che lo scrivere [1493]italiano è ancora generalmente e complessivamente inferiore visibilmente al latino, nella proprietà, e nella varietà dell'espressione adattate alle minute varietà delle cose: e questo anche indipendentemente da quelle sottilissime ma effettive differenze che hanno tra loro i significati delle parole e frasi le più omonime nelle diverse lingue, anche le più affini.
Così dalla considerazione della teoria de' sinonimi, i quali io dico non esser primitivi, ma veri, e frequenti nelle lingue moderne, si deduce una nuova fortissima prova della necessità della novità nelle lingue. E si conferma particolarmente, in ordine alla lingua italiana, la convenienza di seguitare ad attingere dalle fonti latine, quelle parole e frasi, che non essendo ancora introdotte nella nostra lingua, non ponno aver perduta la differenza di significato, con le altre già derivate dalla stessa fonte, nè esser divenute sinonime ec.
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Tacito Sallustio Livio Cicerone
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