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      I costumi de' greci anticamente, ebbero, in proporzione de' tempi, grande influenza [1518]sulle diverse nazioni. (Così forse anche altre nazioni più anticamente.) Quindi l'universalità della loro lingua. Siccome le scienze e discipline portano da per tutto e conservano le nomenclature che ricevettero dalla nazione che inventolle e formolle, così anche i costumi. Ma le scienze si estendono a pochi, poco terreno abbracciano, e poco influiscono sul carattere delle lingue a cui passano. Laddove i costumi si estendono all'intere nazioni, ed abbracciano tutta la di lei vita, e quindi tutta la lingua che n'è la copia, e l'immagine.
      (18. Agos. 1821.)
     
      Da queste osservazioni si deduce che dopo che i costumi greci furono radicati in Roma; dopo che i romani andavano ad imparar le maniere del bel vivere in Grecia, come si va ora a Parigi; dopo che la moda, la bizzarria, l'ozio derivato dalla monarchia, l'influenza della letteratura greca ec. ebbe grecizzati i costumi e la conversazione di Roma; dopo che le case de' nobili eran piene di filosofi, di medici, di precettori, di domestici e uffiziali greci d'ogni sorta; [1519]dopo che la letteratura romana fu definitivamente modellata sulla greca, come la russa, la svedese, la inglese del secolo d'Anna sulla francese; dopo tutto ciò la lingua romana doveva necessariamente (quando anche non si sapesse di fatto) imbarbarire a forza di grecismo, sì quanto ai particolari, sì quanto all'indole. E bisogna attentamente osservare che il grecismo di que' tempi, non era già quello d'Erodoto o di Senofonte, e perciò la lingua e stile romano non fu mai semplice nè inartifiziato; ma quello di Luciano, di Polibio ec. cioè contorto, lavorato, elegante artifiziosamente, e similissimo all'andamento del latino.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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