Non lo sarà mai perfettamente, e la precisione e l'universalità di quell'idea si perderà, se vorrassi staccarla dalla parola, che le appropriò la nazione che ritrovò o determinò e rese chiara la detta idea.
(18. Agos. 1821.)
Alla p.1510. Quante cose ci paiono giornalmente brutte o belle, senza che n'abbiano alcuna ragione in se stesse, ma per le somiglianze, relazioni che hanno, idee che richiamano, o in tutti, ed allora le chiamiamo brutte o belle assolutamente, o in noi soli, ed allora, se pur vi badiamo (che non accade quasi mai) siamo forzati a chiamarle brutte o belle relativamente. Ho veduta una soffitta dipinta a ritondi, o girellette disposte attorno attorno in cerchio. Che cosa ha di brutto o di vile questa invenzione in se? Pur tutti la condannavano perchè richiama l'idea di una tavola ritonda apparecchiata co' suoi piatti in giro.
(18. Agos. 1821.)
Il passato, a ricordarsene, è più bello del presente, come il futuro a immaginarlo. [1522]Perchè? Perchè il solo presente ha la sua vera forma nella concezione umana; è la sola immagine del vero: e tutto il vero è brutto.
(18. Agos. 1821.)
Ho discorso spesso del bello che proviene dalla debolezza. Egli è un bello proveniente da pura inclinazione, e quindi non ha che far col bello ideale, anzi è fuori della teoria del bello. Infatti egli è del tutto relativo. Lasciando le infinite altre cose dove la debolezza sconviene e dispiace, osservate che agli uomini piace nelle donne la debolezza, perchè loro è naturale; alle donne negli uomini la forza e l'aspetto di essa.
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