Pagina (1241/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quando gli uomini sono ben conosciuti, non è più possibile sentir niente per loro; ogni moto del cuore è languido, e oltracciò s'estingue appena nato. L'affetto è incompatibile colla conoscenza della malvagità dell'uomo, e della nullità [1550]delle cose umane. L'uomo disingannato non ha più cuore, perchè i sentimenti ancorchè destati da tutt'altro, hanno sempre relazione o vicina o lontana co' nostri simili. E come può l'uomo riscaldarsi per cose di cui conosce o la perversità o la total vanità? Sparito dagli occhi umani quel mondo umano, dove solo si poteva esercitare il suo cuore; sparita l'idea della virtù, dell'eroismo ec. ec. ec. il sentimento è distrutto. L'odio o la noia non sono affetti fecondi; poca eloquenza somministrano, e poco o niente poetica. Ma la natura, e le cose inanimate sono sempre le stesse. Non parlano all'uomo come prima: la scienza e l'esperienza coprono la loro voce: ma pur nella solitudine, in mezzo alle delizie della campagna, l'uomo stanco del mondo, dopo un certo tempo, può tornare in relazione con loro benchè assai meno stretta e costante e sicura; può tornare in qualche modo fanciullo, e rientrare in amicizia con esseri che non l'hanno offeso, che non hanno altra colpa se non di essere stati esaminati, e sviscerati troppo minutamente, e che anche secondo la scienza, hanno pur delle intenzioni e de' fini benefici verso lui. Ecco un certo [1551]risorgimento dell'immaginazione, che nasce dal dimenticare che l'uomo fa le piccolezze della natura, conosciute da lui colla scienza; laddove le piccolezze, e le malvagità degli uomini, cioè de' suoi simili, non è quasi possibile che le dimentichi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913