Dunque l'infinita possibilità è l'unica cosa assoluta. Ell'è necessaria, e preesiste alle cose. Quest'esistenza non l'ha che in Dio. Quest'ultimo pensiero merita sviluppo. V. p.1645. capoverso 1.
(3. Sett. 1821.)
Circa le differenti qualità che i diversi organi percepiscono negli oggetti, come altrove dissi, v. Dutens. par.1. cap.3. §.40. e tutto quel capo.
(3. Sett. 1821.)
Si sfuggono le buone opere comandate dal dovere, e si fanno di buona voglia quelle che si fanno per propria volontà. I contadini contrastano al padrone ciò che possono, danno però volentieri agli amici, e spesso rubano a quello per donare a questi, senza nessun profitto proprio.
(4. Sett. 1821.)
Si danno certe combinazioni di naturale [1624]o di circostanze, che distinguono notabilmente un carattere dall'ordinario, senza molto o punto innalzarlo o abbassarlo al disopra, o al disotto degli altri.
(4. Sett. 1821.)
La legge naturale varia secondo le nature. Un cavallo che non è carnivoro, giudicherà forse ingiusto un lupo che assalga e uccida una pecora, l'odierà come sanguinario, e proverà un senso di ribrezzo, e d'indignazione abbattendosi a vedere qualche sua carnificina. Non così un lione. Il bene e il male morale non ha dunque nulla di assoluto. Non v'è altra azione malvagia, se non quelle che ripugnano alle inclinazioni di ciascun genere di esseri operanti: nè sono malvage quelle che nocciono ad altri esseri, mentre non ripugnino alla natura di chi le eseguisce.
(4. Sett. 1821.)
Alla p.1602. Gli antichi intendevano molto bene questa verità che dovrebb'essere il fondamento della scienza medica.
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Dio
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