(5. Sett. 1821.)
Si suol dire che tutte le cose, tutte le verità hanno due facce diverse o contrarie, anzi infinite. Non c'è verità che prendendo l'argomento più o meno da lungi, e camminando per una strada più o meno nuova, non si possa dimostrar falsa con evidenza ec. ec. ec. Quest'osservazione (che puoi molto specificare ed estendere) non prova ella che nessuna verità nè falsità è assoluta, neppure in ordine al nostro modo di vedere e di ragionare, neppur dentro i limiti della concezione e ragione umana?
(5. Sett. 1821.). V. p.1655. fine.
Non c'è uomo così mal disposto e disadatto ad apprendere, o ad apprendere una tal cosa, il quale lunghissimamente [1633]esercitato in qualsivoglia disciplina ed attitudine o di mente o di mano ec. non la possieda o meglio, o almeno altrettanto quanto il più grande ingegno ec. che incominci o da poco tempo abbia cominciato ad esercitarvisi. Ecco la differenza degl'ingegni. Ad altri bisogna più esercizio ad altri meno, ma tutti alla fine son capaci delle stesse cose: e il più sciocco ingegno con ostinata fatica può divenire uno de' primi matematici ec. del mondo.
(5. Sett. 1821.)
Una perfetta immagine degl'ingegni possono essere le complessioni. Chi nasce più robusto e meglio disposto, chi meno. L'esercizio del corpo agguaglia il meno robusto, al più robusto inesercitato. In parità d'esercizio, chi è nato debole non potrà mai agguagliarsi a chi è nato robusto. Ma se a costui manca affatto l'esercizio, egli, ancorchè nato il più robusto degli uomini, sarà non solo uguale, ma inferiore al più debole degli uomini che abbia fatto notabile esercizio.
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