Egli si è rivelato perchè ha voluto e l'ha stimato conveniente, e quanto e come e sotto la forma che ha stimato conveniente, secondo le diverse circostanze delle sue creature: forma sempre vera, perch'egli esiste in tutti i modi possibili.
Da ciò che si è detto della legge pretesa naturale, risulta che non vi è bene nè [1638]male assoluto di azioni; che queste non son buone o cattive fuorchè secondo le convenienze, le quali sono stabilite, cioè determinate dal solo Dio, ossia, come diciamo, dalla natura; che variando le circostanze, e quindi le convenienze, varia ancor la morale, nè v'è legge alcuna scolpita primordialmente ne' nostri cuori; che molto meno v'è una morale eterna e preesistente alla natura delle cose, ma ch'ella dipende e consiste del tutto nella volontà e nell'arbitrio di Dio padrone sì di stabilire quelle determinate convenienze che voleva, sì di ordinare o proibire espressamente agli esseri pensanti quello che gli piaccia, secondo gli ordini e le convenienze da lui solo create; che Dio non ha quindi nè può avere alcuna morale, il che non potrebb'essere, se non ammettendo le idee di Platone indipendenti da Dio, e i modelli eterni e necessari delle cose; che la morale per tanto è creata da lui, come tutto il resto, e ch'egli era padrone di mutarla a tenore delle diverse circostanze del genere umano, siccome è padrone di darne una tutta diversa, e anche contraria, o anche non darne alcuna, a un diverso genere di esseri, sì dentro gli ordini noti delle cose (come agli abitanti d'altri [1639]pianeti), sì in altri sconosciuti, ed ugualmente possibili e verisimili.
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