Non v'è uomo così profondamente persuaso della nullità delle [1652]cose, della certa e inevitabile miseria umana, il cui cuore non si apra all'allegrezza anche la più viva, (e tanto più viva quanto più vana) alle speranze le più dolci, ai sogni ancora i più frivoli, se la fortuna gli sorride un momento, o anche al solo aspetto di una festa, di una gioia della quale altri si degni di metterlo a parte. Anzi basta un vero nulla per far credere immediatamente al più profondo e sperimentato filosofo, che il mondo sia qualche cosa. Basta una parola, uno sguardo, un gesto di buona grazia o di complimento che una persona anche di poca importanza faccia all'uomo il più immerso nella disperazione della felicità, e nella considerazione di essa, per riconciliarlo colle speranze, e cogli errori. Non parlo del vigore del corpo, non parlo del vino, al cui potere cede e sparisce la più radicata e invecchiata filosofia. Lascio ancora le passioni, che se non altro, ne' loro accessi si ridono del più lungo e profondo abito filosofico. Un menomo bene inaspettato, un nuovo male ancora che sopraggiunga, ancorchè piccolissimo, basta a persuadere il filosofo che la vita umana non è un niente. V. Corinne t.2. liv.14. ch.1. pag. ult. cioè 341. Ciò che dico del filosofo, dico pure del religioso, non ostante che la religione, tenendo dell'illusione e quindi della natura, abbia tanta più forza effettiva nell'uomo.
(8. Sett. dì della natività di Maria SS. 1821.)
[1653]Il fanciullo non può contenere i suoi desideri, o difficilmente, secondo ch'egli è più o meno assuefatto a soddisfarli.
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Corinne Maria SS
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