Questo diletto era dunque [1665]nella sostanza dipendente dal suono, e indipendente dall'accordo, dall'armonia, e quindi dal bello. Il suono dà piacere all'uomo, perchè la natura gli ha dato, o ha dato a noi (e ad altri animali) questa proprietà. Così i cibi dolci, i colori vivi ec. Tutto ciò non appartiene al bello, non essendo convenienza. V. p.1721. capoverso 2.
Una notabile sorgente di piacere nella musica è pur l'espressione, la significazione, l'imitazione. Questo neppure spetta al bello, come ho detto in proposito della fisonomia umana. Or questo è di tanto rilievo, che una musica non significante non diletta se non gl'intendenti, i quali si fanno mediante l'assuefazione, de' particolari generi e fonti di piacere. E se l'uomo udendo una musica espressiva o no, non l'applica seco stesso a qualche significazione, o se l'applica ad una significazione che non le conviene, egli ne proverà o nessun diletto, o minore proporzionatamente. Questo è costante e universale. E però gli animi non [1666]sensibili poco son dilettati dalla musica. Tanto è vero che il di lei singolare effetto non deriva dall'armonia in quanto armonia, ma da cagioni estranee alla essenza dell'armonia, e quindi alla teoria della convenienza, e del bello.
(10. Sett. 1821.)
Si dice tutto giorno, aria di viso, fisonomia ec. e la tal aria è bella, la tale no, e aria truce, dolce, rozza, gentile ec. ec. In maniera che bene spesso non trovando difetto in nessuno de' lineamenti, o non trovandovi pregio, si trovano però difetti o pregi, bellezza o bruttezza nell'aria del viso.
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