Or domando io; se quella morale che Dio ci ha dato mediante il suo Verbo, era, come noi diciamo, la vera, e se Dio non solo n'è il tipo, e la ragione, ma ragione necessaria; dunque quando egli stesso dava una morale diversissima, e quasi contraria a questa, in punti essenzialissimi, egli operava contro la sua essenza. Non v'è taglio. Un solo menomo articolo della nostra morale, supposto ch'ella sia eterna, e indipendente dalle circostanze, non poteva mai per nessuna ragione essere ommesso, o variato in nessuna legge che Dio desse a [1712]qualunque uomo isolato o in società. E viceversa nessun articolo di questa legge, poteva per nessuna circostanza omettersi ec. nella nostra. Molto meno lo spirito stesso della legge e della morale Divina poteva mai variare dal principio del mondo fino ad ora, come pure ha evidentemente variato. Checchè dicano i teologi per ispiegare, per concordare, tutto insomma si riduce a questi termini: ed è forza convenire che Dio non solo è il tipo e la ragione, ma l'autore, la fonte, il padrone, l'arbitro della morale, e che questa, e tutti i suoi principii più astratti, nascono assolutamente, non dall'essenza, ma dalla volontà di Dio, che determina le convenienze, e secondo quelle che ha determinate, e create, secondo che le mantiene o le cangia o le modifica, detta, mantiene, cangia o altera le sue leggi. Egli è il creatore della morale, del buono e del cattivo, e della loro astratta idea, come di tutto il resto.
(16. Sett. 1821.)
Il sistema di Platone delle idee preesistenti alle cose, esistenti per se, eterne, necessarie, indipendenti e dalle cose e da Dio: [1713]non solo non è chimerico, bizzarro, capriccioso, arbitrario, fantastico, ma tale che fa meraviglia come un antico sia potuto giungere all'ultimo fondo dell'astrazione, e vedere sin dove necessariamente conduceva la nostra opinione intorno all'essenza delle cose e nostra, alla natura astratta del bello e brutto, buono e cattivo, vero e falso.
| |
Dio Verbo Dio Dio Divina Dio Dio Platone Dio
|