Vedete com'ella sia nulla per se stessa, e dipendente, anzi quasi [1735]tutt'uno colle altre facoltà mentali.) E così il dono della memoria pare ad essi ed agli altri naturale, ed innato precisamente, in loro, perchè senza l'assuefazione di attendere, essi attendono spontaneamente a causa della forza in certo modo materiale delle impressioni. Quindi in gran parte deriva la durevolezza delle ricordanze di ciò che appartiene alla fanciullezza, dove tutte le impressioni, siccome straordinarie, sono vivissime, e quindi l'attenzione è grande benchè il fanciullo non ne abbia l'abito. E detta durata, siccome detta attenzione è proporzionata alla diversa immaginativa, suscettibilità, assuefabilità, delicatezza insomma e conformabilità degli organi de' diversi fanciulli. Così la memoria degl'ignoranti, o poco avvezzi a sensazioni variate ec., memoria nulla dovunque è necessario l'abito di attendere (v. p.1717.), suol essere tenacissima di tutte le sensazioni straordinarie, le quali per essi sono frequenti, perchè poco conoscono ec. ec. e la meraviglia opera in loro più spesso, e la novità non è rara per loro ec. e quindi li troviamo assai spesso di prontissima memoria, in cose di cui noi punto non ci ricordiamo ec. e vedendo che per essere ignoranti, non hanno esercizio [1736]nè d'attenzione nè di memoria, crediamo che questa in loro sia una precisa facoltà di cui la natura gli abbia squisitamente dotati.
La monotonia della vita contribuisce pure alla memoria, perch'ella giova all'attendere, escludendo l'abito delle distrazioni, (come anche la troppa moltitudine e varietà delle rimembranze che si pregiudicano l'una l'altra, sebbene anche queste si facilitano a proporzione dell'assuefazione) e giova alla memoria tanto delle cose giornaliere, quanto e molto più, delle straordinarie, perchè ogni piccolo straordinario è raro, e quindi fa notabile impressione in chi è avvezzo all'uniformità.
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