Quella persona e il volgo, non amano che i suoni forti ec. come tutte le persone e popoli rozzi ec. non amano che i colori vivi, e non trovano alcun piacere nei delicati e dolci, che ad essi paiono smorfiosi e svenevoli e da riderne. V. la p.1668. capoverso 1. I piaceri in grandissima parte non sono piaceri, se non in quanto noi ci siamo fatti delle ragioni e delle abitudini, perchè lo sieno.
(21. Sett. 1821.)
Applicate il sopraddetto ai piaceri [1759]che recano le altre arti belle, e i vari generi di letteratura ec. piaceri de' quali il volgo non è suscettibile, se non nel più grosso ec. Ed alle forme umane delicate che non piacciono al volgo, e ad altri tali generi e fonti e ragioni di bellezze perfettamente ignote alla moltitudine.
(21. Sett. 1821.)
La più grande scienza musicale è inutile per dilettare col canto senza una buona voce. Questa può supplire al difetto o scarsezza di quella, ma non già viceversa. Qual è dunque la principale sorgente del piacer musicale? Si suol dire che i bravi compositori di musica non sanno cantare, perchè non sovente si combina la disposizione naturale e acquisita degli organi intellettuali con quella degli organi materiali della voce. E così il più perfetto conoscitore e fabbricatore di armonia e di melodia pel canto, saprebbe bene eseguire l'armonia e la melodia, ma non perciò recare alcun diletto musicale.
Sogliono molto lodarsi le voci che [1760]si accostano, e questo è uno de' principali anzi necessari pregi di un vero buon cantore. Or questa proprietà che non si sa nemmeno esprimere, nè in che cosa consista, è tutta propria della sola voce, e indipendente affatto dall'armonia, le cui qualità si sanno bene e matematicamente definire ed esprimere e distinguere.
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