L'impostura è una condizione necessaria per tutti i mestieri o veri o falsi. Se le lettere e la dottrina frutta mai nulla, ciò è all'impostore, e in virtù non della verità (quando anche vi sia mescolata), ma dell'impostura.
(25. Sett. 1821.)
Gl'illetterati che leggono qualche celebrato autore, non ne provano diletto, non solo perchè mancano delle qualità necessarie a gustar quel piacere ch'essi possono dare, ma anche perchè si aspettano un piacere impossibile, una bellezza, un'altezza di perfezione di cui le cose umane sono incapaci. Non trovando questo, disprezzano l'autore, si ridono della sua fama, e lo considerano come un uomo ordinario, persuadendosi di aver fatto essi questa scoperta per la prima volta. Così accadeva a me nella prima giovanezza [1789]leggendo Virgilio, Omero ec.
(25. Sett. 1821.)
Le parole lontano, antico, e simili sono poeticissime e piacevoli, perchè destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse. Così in quella divina stanza dell'Ariosto (I. 65.)
Quale stordito e stupido aratore,
Poi ch'è passato il fulmine, si levaDi là dove l'altissimo fragore
Presso a gli uccisi buoi steso l'aveva,
Che mira senza fronde e senza onoreIl pin che di lontan veder soleva;
Tal si levò il Pagano a piè rimaso,
Angelica presente al duro caso.
Dove l'effetto delle parole di lontano si unisce a quello del soleva, parola di significato egualmente vasto per la copia delle rimembranze che contiene. Togliete queste due parole ed idee; l'effetto di quel verso si perde, e si scema se togliete l'una delle due.
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Virgilio Omero Ariosto Pagano
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