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      1821.)
     
      Sul proposito che una lingua nuova non s'impara se non per mezzo della propria, osservate che noi siamo soliti a misurare la regolarità o irregolarità di una lingua, tanto in genere, quanto in ordine a ciascuna costruzione, frase ec. dalla conformità ch'essa lingua ha colla lingua nostra e sue frasi ec. Onde ci sembra regolare, non ciò che lo è per natura, e ragione analitica, ma ciò che corrisponde esattamente alla maniera della nostra lingua, [1797]ed a quell'ordine di espressioni e d'idee e di segni, al quale siamo abituati. E così proporzionatamente fino all'irregolarità, la quale benchè sia regolarissima, ci pare generalmente irregolare quando discorda dall'ordine abituale della nostra loquela. Applicate queste osservazioni 1. al proposito dei francesi incapaci di ben conoscere un'altra lingua, e giudicarla; e degl'italiani, capacissimi, perchè la loro lingua si presta quanto è possibile fra le moderne, ad ogni maniera di favellare, 2. alla debolezza e moltiplicità della ragione umana, alla mancanza di tipo universale per lei, all'influenza che su di essa esercita l'assuefazione.
      Quindi è che p.e. agl'italiani dee parer la lingua più regolare del mondo, la spagnuola: ai moderni, e massime ai francesi, dee parere irregolarissima e figuratissima ogni lingua antica, e massime la latina. Agli antichi (e proporzionatamente agl'italiani) non pareva certo così. ec. ec. ec. [1798]
      (26. Sett. 1821.)
     
      Delle differenze del carattere di una stessa specie di animali, secondo i climi, v. Rocca, Guerra di Spagna, Milano 1816. Parte 2. p.202.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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