Quello scolare di rettorica [1871]perfettamente istruito, e che scrivendo cade in mille difetti, non vi cade se non perch'egli eccettua. L'abito di eccettuare è quello che massimamente nuoce ad ogni sorta di discipline, di ammaestramenti, di cognizioni ec.; quello che bisogna sopra tutto vincere; quello che rende necessario l'esercizio e l'esperienza in tutto ciò che deesi applicare alla pratica, ed eseguire; la qual esperienza non fa quasi altro che persuadervi palpabilmente che bisogna applicare il generale al particolare, e non fare eccezioni.
(8. Ott. 1821.)
Come quel diletto, e quel bello della musica, che non si può ridurre nè alla significazione, nè a' puri effetti del suono isolato dall'armonia e melodia, nè alle altre cagioni che altrove ho specificate, derivi unicamente dall'abitudine nostra generale intorno alle armonie, la quale ci fa considerare come convenienti fra loro quei tali suoni o tuoni, quelle tali gradazioni, quei tali passaggi, [1872]quelle tali cadenze ec. e come sconvenienti le diverse o contrarie ec. osservate. Le nuove armonie o melodie (che già si tengono per rarissime) ordinariamente, anzi sempre, s'elle sono affatto, cioè veramente nuove, a prima vista paiono discordanze, quantunque sieno secondo le regole del contrappunto, per lo che ben tosto appresso ne conosciamo e sentiamo la convenienza, cioè non per altro se non perch'elle sono, e ben presto le ritroviamo conformi alla nostra assuefazione generale intorno all'armonia e melodia, cioè alle convenienze de' tuoni, quantunque elle non sieno conformi alle nostre assuefazioni particolari.
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