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      Similmente possiamo dire de' vestiari ridicolissimi de' nostri frati, preti, monache ec.
      (10. Ott. 1821.)
     
      Quanto giova a sentir le bellezze p.e. di una poesia, o di una pittura ec. il saper ch'ella è famosa e pregiata, ovvero è di autor già famoso e pregiato! Io sostengo che l'uomo del miglior gusto possibile, leggendo p.e. una poesia classica, senza saper nulla della sua fama, (il che può spesso accadere in ordine a cose moderne, o non ancor famose, o non ancor conosciute da tutti per tali), e leggendola ancora con attenzione, non vi scoprirebbe, non vi sentirebbe nè riconoscerebbe una terza parte delle bellezze, non vi proverebbe una terza parte del diletto che vi prova chi la legge come opera classica, e che potrà poi provarvi egli stesso rileggendola con tale opinione. Io sostengo che oggi non saremmo così come siamo dilettati p.e. dall'Ariosto, se l'Orlando furioso fosse opera scritta e uscita in luce quest'anno. Dal che segue che il diletto di un'opera di poesia, [1884]di belle arti, eloquenza, ed altre cose spettanti al bello, cresce in proporzione del tempo e della fama; ed è sempre (se altre circostanze non ostano) minore in chi ne gode per primo, o fra i primi, cioè ne' contemporanei, ec. che in chi ne gode dopo un certo tempo. Sebben la fama universale e durevole, è fondata necessariamente sopra il merito, nondimeno dopo ch'ella per fortunate circostanze è nata dal merito, serve ad accrescerlo, e il vantaggio e il diletto di un'opera deriva forse nella massima parte, non più dal merito, ma dalla fama, e dall'opinione.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Ariosto Orlando