E però certo che se non perfettamente, almeno quanto è possibile, è realmente necessario di esser uomo enciclopedico, non per darsi a tutte le discipline e non perfezionarsi o distinguersi in nessuna, ma per esser quanto è possibile perfetto in una sola. In ciò l'opinione del tempo è ragionevole. Chi almeno nella superficie non è uomo enciclopedico, non può veramente considerarsi (ed oggi non si considera) come gran letterato, o insigne in veruna disciplina intellettuale. Massimamente poi bisogna [1923]essere enciclopedico dentro il circolo di quelle cognizioni ec. che sebben separate e distinte, hanno maggiore, e più certo ed evidente rapporto e affinità colla disciplina da voi professata.
(15. Ott. 1821.)
Notate. L'uomo in assoluto stato di natura, il bambino, non differisce dagli animali (massime da quelli che nella catena del genere animale sono più vicini alla specie umana), se non per un menomo grado ch'egli ha di maggior disposizione ad assuefarsi. La differenza è dunque veramente menoma, e perfettamente gradata, fra l'uomo in natura, e l'animale il più intelligente, come fra questo e l'altro un po' meno intelligente ec. Ma di menoma, diventa somma, coll'esser coltivata, cioè col porre in atto e in esercizio quella alquanto maggiore disposizione che l'uomo ha ad assuefarsi. Un'assuefazioncella ch'egli può acquistare, e l'animale no, perchè alquanto meno disposto, ne facilita un'altra. Due assuefazioni (se così posso esprimermi) già acquistate, mediante [1924]quel piccolissimo mezzo di più, che la natura ha dato all'uomo, gliene facilitano altre sei o otto, ed accrescono nella stessa proporzione la facilità di acquistarle.
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