Laddove essi erano italiani, e questo clima e questo popolo che fu latino, è naturale che abbia conservata la massima parte della vera pronunzia delle scritture latine, non avendo nessun motivo di cangiarla.
(18. Ott. 1821.). V. p.1967.
Ho detto che la lingua italiana è suscettibile di tutti gli stili, e ho detto che la conversazione francese non si può mantenere in italiano. Questa non è contraddizione. L'indole della nostra lingua è capace di leggerezza, spirito, brio, rapidità ec. come di gravità ec. è capace di esprimere tutte le nuances della vita sociale, ec. ma non è capace, come nessuna lingua lo fu, di [1947]un'indole forestiera. Così riguardo alle traduzioni. Ell'è capace di tutti i più disparati stili, ma conservando la sua indole, non già mutandola; altrimenti la nostra lingua converrebbe che mancasse d'indole propria, il che non sarebbe pregio ma difetto sommo. L'originalità della nostra lingua (ch'è marcatissima) non deve soffrire, applicandola a qualsivoglia stile o materia. Questo appunto è ciò di cui ella è capace, e non di perderla ed alterare il suo carattere per prenderne un altro forestiero, del che non fu e non è capace nessuna lingua senza corrompersi. E il pregio della lingua italiana consiste in ciò che la sua indole, senza perdersi, si può adattare a ogni sorta di stili. Il qual pregio non ha il tedesco, che ha la stessa adattabilità e forse maggiore, non però conservando il suo proprio carattere. Or questo è ciò che potrebbero fare tutte le lingue le più restie, perchè rinunziando alla propria indole, e in somma corrompendosi, facilmente possono adattarsi a questo o quello stile forestiero.
| |
|