Non v'è che la Religione (assai più favorita e provata dalla natura che dalla ragione) la quale puntelli il misero e crollante edifizio della presente vita umana, ed entri di mezzo [1982]per metter d'accordo alla meglio questi due incompatibili ed irreconciliabili elementi dell'umano sistema, ragione e natura, esistenza e nullità, vita e morte.
(23. Ott. 1821.)
Grazia dallo straordinario. Il color bruno, o tendente al brunetto, è grazioso, e piccante, quasi contrastando e rilevando il pregio delle fattezze. Ma se il contrasto è eccessivo, e se il bruno è nero, o se il colorito è insomma troppo diverso da quello che dovrebbe, esso non è mai grazia, ma bruttezza. L'eccesso però, siccome il non eccesso è diversamente giudicato dai diversi gusti, assuefazioni, circostanze parziali e individuali ec.
(24. Ott. 1821.)
Quello che ho detto altrove degli effetti della luce, del suono, e d'altre tali sensazioni circa l'idea dell'infinito, si deve intendere non solo di tali sensazioni nel naturale, ma nelle loro imitazioni ancora, fatte dalla pittura, dalla musica, dalla poesia, [1983]ec. Il bello delle quali arti, in grandissima parte, e più di quello che si crede o si osserva, consiste nella scelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare.
E questo è un bello che non entra punto nella teoria di quel bello o brutto che nasce dalla convenienza o sconvenienza, e ch'io nego essere assoluto; sebbene neppur questo è assoluto, ma parte dipendente dalla natura dell'uomo in quanto ella è tale, e per le ragioni dette nella teoria del piacere; parte soggetto anch'esso all'assuefazione, alle circostanze ec.
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