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      (24. Ott. 1821.)
     
      A quanto ho detto del nostro guai venuto dal lat. vae, aggiungi che in parecchi luoghi d'Italia si suol dire ghel o ghelo per ve lo (ghel dissi, ghelo dico), o gh' per v' (gh'ho messo, per v'ho messo, cioè ho messo quivi) ec. Così mi par che usino massimamente i Veneziani.
     
      [1984]Alla p.1937. Non rideremmo noi di un povero scolare di gramatica che nel suo latinuccio si lasciasse fuggir dalla penna non volo per nolo? E pur questo nolo è una pretta corruzione e storpiatura di non volo, fatta non da altri che dal popolaccio che suol troncare le parole, e conglutinarne a dritto e rovescio i pezzi ec. Viceversa io sento tuttogiorno dire dalla nostra plebe noglio o n'oglio per non voglio: e chi s'ardirebbe di scrivere in italiano noglio per non voglio, e di introdurre il verbo nolere nella nostra lingua? Sicchè il buono e il cattivo, il puro e l'impuro di una lingua non è altro che ciò ch'è usato o non usato, e che ha fatto o non ha fatto fortuna presso i buoni scrittori, e nel tempo della sua formazione. Ma quanto al degenerare, tutte le parole, tutti i modi, tutte le lingue che noi conosciamo, non sono altro che un ammasso di degenerazioni e corruzioni. [1985]
      (24. Ott. 1821.)
     
      La lingua francese è propriamente, sotto ogni rapporto, per ogni verso, la lingua della mediocrità. Ella non è nè sarà mai la lingua della grandezza in nessun genere, nè della originalità. (Qual è la lingua tali sono sempre i sentimenti, e gli scrittori.) E non per altra cagione, ella è oggi universale; non per altra si adatta all'intelligenza, ed all'uso pratico de' forestieri d'ogni genere; non per altra si adatta così bene all'uso de' meno colti nazionali, ed è ben parlata e scritta da quasi tutti i francesi; non per altra l'andamento, il tour di essa lingua è preferito dalla gente comune, in tutte le lingue d'Europa, a quello della propria lingua; non per altra una donna, un cavaliere italiano mezzanamente colto, che s'imbarazza e cade in dieci spropositi, non dico contro la purità, ma contro la gramatica, se nello scrivere o nel parlare s'impegna in un periodo all'italiana, riesce facilmente e scampa da ogni pericolo, usando il periodo francese ec. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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