E che cosa vorranno dire? Si vede bene ch'egli non aveva posto mente a quello ch'io ho notato, cioè che non meno i frequentativi che i continuativi derivano unicamente dai participi in us de' loro positivi.
Del resto potrà, come ho detto, essersi talora formato il verbo in itare dal continuativo in are, quando questo col lungo uso, come spessissimo accadde, aveva preso faccia e significato proprio, e di verbo positivo, sinonimo di quello da cui derivò, o non sinonimo, ma affatto indipendente da esso.
(29. Ott. 1821.)
[2012]Alla p.1271. mezzo. In prova di questo ch'io dico, cioè che le nazioni si comunicarono gli alfabeti scambievolmente, e che quando questa o quella nazione cominciava ad istruirsi, pigliava l'alfabeto di quella da cui le venivano i primi lumi, perocchè essa in realtà non l'aveva, nè sapeva scrivere; e che ciò dovette portare somme alterazioni nelle lingue; e che ciò durò non solo ne' tempi antichissimi, ma fino a' più moderni, e durerebbe anche oggi, dandosi un simil caso ec. v. Samuelis Aniensis Chronica, (coll'Eusebio del Mai) an. Christi 418.423. e la nota del Mai all'an.399. cioè p.44. not.4. e la pref. del Mai al Filone, p. LIX. e quivi not.4. V. anche Malte par un Voyageur françois (Rome) 1791. 2de partie. - Langue. - p.61-63.
(29. Ott. 1821.)
Non bisogna confondere la purità della lingua la quale è di debito in tutte le scritture di qualunque nazione, coll'eleganza, la quale non è di debito se non in alcune [2013]scritture, ed in altre non solo non necessaria ma impossibile; nè perchè la lingua italiana è capacissima di eleganza, e perchè ne sentiamo un grandissimo sapore nella più parte de' nostri buoni scrittori, credere che gli scritti didascalici ec. se e dove non ci riescono eleganti, non sieno italiani.
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Aniensis Chronica Eusebio Filone Malte Voyageur Rome
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