La vivezza e il pregio di tutto ciò (come di tante simili bellezze in altri stili) non consiste in altro che nella frequenza, e nella lunghezza dei salti da un luogo, da un'idea all'altra. Le quali cose derivano dall'arditezza dell'elocuzione materiale.
Della quale arditezza essendo incapace la lingua francese, è incapace di stile poetico, e le mille miglia separata dal lirico.
(4. Nov. 1821.). V. p.2054. e 2358. fine.
Alla p.1108. Amplexare e amplexari da amplexus di amplectere e amplecti; (si disse anche amplectari forse da un participio amplectus) e complexare da complexus di complectere; (4. Nov. 1821.). V. p.2071. principio. e 2076. e 2199. fine. e 2284. princip.
[2053]La sola vastità desta nell'anima un senso di piacere, da qualunque sensazione fisica o morale, ella provenga, e per mezzo di qualunque de' cinque sensi. Un salone ampio e disteso, alle cui estremità appena giunge la vista, piace sempre, e massime se se ne nota bene la vastità, per non essere interrotta da colonne, p.e. o altri oggetti, che sminuzzino la sensazione. Piace la vastità, in quanto vastità, anche nelle sensazioni assolutamente dispiacevoli, sebbene il dispiacere essendo vasto, paia che debba essere, e sia per una parte maggiore.
Bisogna distinguere il vasto dal vago o indefinito. L'uno e l'altro piace all'anima per le stesse ragioni, o per ragioni della stessa specie. Ma ci può ben essere un vasto che non sia vago, e un vago che non sia vasto. Nondimeno queste qualità si ravvicinano sempre quanto all'effetto che fanno sull'anima, e ciò perchè le sensazioni [2054]vaghe, ancorchè derivino (come spesso) da oggetti materialmente piccolissimi, e compresi bastantemente dall'anima per piccoli, sono sempre vaste, in quanto essendo indefinite non hanno termini; e le sensazioni vaste, ancorchè gli oggetti che le producono abbiano manifesti termini, sono sempre indefinite, in quanto l'anima non arriva ad abbracciarle tutte intere, almeno in un sol punto, e però non può contenerle, nè giungere a sentire pienamente i loro termini.
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