), e perciò sertatus sia d'altra natura che radiatus, paludatus, togatus i quali propriamente non s'accompagnano ad ablativi di cosa, ma stanno da se. Del resto sebbene non si trova che il participio sertatus, e il Forcellini non porta che questo (il Gloss. però pone sertare), io credo però che questo sertatus per le dette ragioni, indichi un verbo, e sia cioè un participio. Sertare in senso di chiudere è della bassa latinità, e lo porta pure il Gloss. ma non ha che fare col nostro sertatus nè viene da serere, ma è uno storpiato continuativo di serare il qual serare è riconosciuto da Prisciano. (Forcell. in sero, is. fine).
(8. Nov. 1821.)
[2073]Escludere affatto la materia dall'essenza di Dio, non è altro che togliergli una maniera di essere, e quindi una perfezione dell'esistenza, vale a dire togliergli un'esistenza completa, cioè in tutti i modi possibili, e crederlo incapace di esistere materialmente, quasi ciò per se stesso fosse un'imperfezione; o che quegli che esiste materialmente, non potesse anche esistere immaterialmente, e dovesse per necessità esser limitato. Anzi sarebbe limitato quell'essere che non esistesse nè potesse esistere materialmente, e quindi imperfetto, cioè incompleto nella sua essenza, secondo l'unica idea che noi possiamo formarci di una perfezione assoluta, la quale non può essere se non un'essenza che abbracci tutti i possibili modi di essere. Ora la materia è un modo di essere non solo possibile, ma reale, e tanto ch'è l'unico modo reale che noi possiamo effettivamente conoscere, e distintamente immaginare; nè solo noi, ma tutte le creature che noi distintamente [2074]ed effettivamente possiamo conoscere, o conosciamo, non possono immaginare o sentire altro modo di essere.
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