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      (18. Nov. 1821.)
     
      Alla p.2059. Viceversa, dacchè le circostanze politiche e sociali dell'imperio romano erano quali ho detto, da che la capitale era così immensa, dacchè Roma il vero centro, la vera immagine e tipo della nazione e dell'impero, e da che questo e quella erano realmente contenuti in Roma, come la Francia in Parigi, non poteva accadere se non come accadde, cioè che l'unica lingua latina, o dialetto riconosciuto, letterato ec. fosse il Romano, come in Francia il Parigino, e che la lingua, letteratura, costume, spirito, gusto della capitale, determinasse quello dell'impero, e massime dell'Italia, come fa Parigi [2121]in Francia. Gli scrittori latini per forestieri che fossero, in Roma si allevavano, e conversavano lungo tempo, e quivi insomma imparavano a scriver latino. Quelli che non vivevano in Roma, o che poco vi dimorarono, si allontanarono spessissimo dalla proprietà latina, che non era se non Romana, scrissero in dialetto più o meno diverso dal Romano, e oggi si chiamano barbari. Ciò non fu, si può dire, se non se nei bassi tempi, cioè specialmente dopo Costantino, quando Roma scemata di potenza e d'autorità ec. non fu più il centro o l'immagine dell'impero. La degenerazione della lingua latina che allora accadde si attribuisce ai tempi, ma si deve anche attribuire ai luoghi, cioè alle circostanze che tolsero alla lingua latina l'unità, togliendole il suo centro e modello ch'era Roma, e dividendola in dialetti, e di romana facendola latina, e introducendo nella letteratura latina, [2122]voci, forme, linguaggi non Romani.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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