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      La corruzione della barbarie straniera è maggiore in Toscana tanto nelle scritture, quanto nella civil conversazione che nel resto d'Italia anzi quivi è nel suo colmo, e la riforma non v'ha quasi messo piede. Come dunque dovrà ella esser la Capitana di questa riforma? Del resto non si può considerare se non la superiorità o inferiorità nella lingua scritta e civile, sola che spetti alla letteratura, sola che possa esser nazionale.
      La preminenza dunque della letteratura, sola causa che potesse dare a Firenze il primato sulla lingua, e che glielo desse in effetto, è cessata, anzi convertita in inferiorità. (Appunto la letteratura è in meschinissimo stato in Toscana, e indipendentemente dalla lingua, lo stile, il gusto, le metafore, ogni qualità generale e particolare dello stile è così barbaro negli stessi Accademici della Crusca, che fa maraviglia, e non credo che abbia cosa simile in nessuna più incolta parte d'Italia.) Tolta la causa, deve dunque cessare l'effetto, come cessò per la Sicilia, che da prima si trovò nel caso della Toscana, e per la Provenza, che da prima fu nel medesimo caso rispetto alla Francia.
     
      Il dire che Firenze o la Toscana debba anche oggi considerarsi per centro ed arbitro della lingua italiana perciocchè più secoli addietro fu preminente in letteratura, e che la sua letteratura antica, le debba dare influenza sulla lingua nazionale moderna, è lo stesso che dire che gl'italiani debbono scrivere in lingua antica [2125]e morta, (giacchè la letteratura toscana è morta) e quelli che seguono a considerar Firenze per arbitra della lingua italiana, e questa chiamano ancora ostinatamente toscana, sono, e non possono essere che quegli stessi i quali considerano e vogliono che la lingua italiana si consideri e s'adoperi come morta.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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