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      E poi ditemi in che cosa consista il talento, s'esso dipenda o no dalle circostanze, se esso sia altro che una conformabilità, ed assuefabilità, maggiore o minore, ma comune a tutti, e determinata ne' suoi effetti, o nell'uso ed applicazione di essa, dalle pure circostanze accidentali; se l'uomo in se stesso sia capace o no di cose incredibili, e quasi illimitate; se questa capacità [2152]sia o non sia una mera disposizione naturale, comune a tutta la specie, ma secondo le assuefazioni e le circostanze, posta più o meno a frutto.
      (23. Nov. 1821.)
     
      Di molte facoltà umane che si considerano come naturali, o poco meno, o volute dalla natura ec., considerandole bene si vedrà, che la natura non ne avea posto nell'uomo neppure (per dir così) la disposizione, una disposizione cioè determinata, diretta, vicina, ma così lontana, ch'essa non è quasi altro che possibilità. Così è. Infinite sono e comunissime e giornaliere quelle facoltà umane, delle quali l'uomo non deve alla natura, altro che la purissima possibilità di acquistarle, e contrarle.
      (23. Nov. 1821.)
     
      Alla p.1279. marg. Come la pronunzia di queste due vocali si confondesse, si scambiasse ec. nel latino, e anche nel latino scritto, si può argomentare dall'antico costume [2153]di scrivere maxumus, sanctissumus, optumus, decumus, ec. V. il Forcell. in I ed U, e l'Encyclopéd. Grammaire, in I ed U, se hanno nulla in proposito. V. anche il Cellar. Orthograph. lat. specialm. p.12. Vedi anche il Forc. in Clypeus principio e fine.
      (23. Nov.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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