(26. Nov. 1821.)
Non solo alla lingua francese, (come osserva la Staël) ma anche a tutte le altre moderne, pare che la prosa sarebbe più confacente del verso alla poesia moderna. Ho mostrato altrove in che cosa debba questa essenzialmente consistere, e quanto ella sia più prosaica che poetica. Infatti laddove leggendo le prose antiche, talvolta desideriamo quasi il numero e la misura, per la poeticità delle idce che contengono (non ostante che e per numero e per ogni altra qualità, la prosa antica tenga tanto della versificazione); per lo contrario leggendo i versi moderni, anche gli ottimi, e molto più quando ci proviamo a mettere noi stessi in verso de' pensieri poetici, veramente propri e moderni, desideriamo la libertà, la scioltezza, l'abbandono, la scorrevolezza, la facilità, la chiarezza, la placidezza, la semplicità, il disadorno, l'assennato, il serio e sodo, la posatezza, il piano della prosa, [2172]come meglio armonizzante con quelle idee che non hanno quasi niente di versificabile ec.
(26. Nov. 1821.)
Sono tanto più ardite poetiche le lingue e gli stili antichi, che i moderni, che (per quanto qualunque di esse antiche sia affine a qualunque delle moderne, per quanto questa sia fra le moderne arditissima, poeticissima liberissima e ciò per clima, carattere nazionale ec.) anche nella lingua italiana la più poetica e ardita delle perfettamente formate fra le moderne, e figlia germana della latina, un ardire della prosa latina non riesce comportabile se non in verso, un ardire proprio dell'epica latina, non si può tollerare se non nella nostra lirica.
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Staël
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