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      ) se non piccolissima, cioè tanta per lo più quanto si stende la loro cognizione de' nomi numerali; e non arrivano se non dopo lungo tempo a contar sino a venti, o più là del dieci ec. Anzi arrivano prima a contar questi numeri, che a concepire le corrispondenti quantità, non avendo ancora abbastanza strettamente legate e immedesimate e incastrate le idee rispettive dei numeri, nelle parole che li rappresentano.
      (28. Nov. 1821.)
     
      Alla p.2022. Concedo, come altrove ho detto, che i verbi continuativi, talvolta, ed anche spesso (ma di rado però ne' più antichi e primitivi monumenti) siano stati adoperati, [2188]in senso, almeno confusamente frequentativo, e simile a quello de' verbi in itare. Ma io ho dimostrato splendidamente il significato proprio continuativo di tanti verbi così come ho detto formati, ho distinto così evidentemente il significato continuativo l'azione continuata ec. dalla frequente, che già non si può mettere in dubbio l'esistenza di verbi (e non pochi) tenuti fin qui per frequentativi ec. i quali sono di senso manifestamente continuativo, secondo le distinzioni da me notate, e diversissimo dal frequente, ec. Resterebbe che riconoscendo questo, si negasse ai verbi così come io dico formati, la proprietà essenziale di tali significazioni; queste si volessero supporre accidentali, e tenere per non avvertite modificazioni o parti ec. del senso frequentativo; negare che gli antichi latini avessero una forma di verbi apposta per li significati continuativi, e per continuare ec. il significato de' loro verbi originarii, [2189]e modificarlo in questo dal preciso modo ch'io dico; si presumesse che queste minute e sfuggevoli differenze non fossero cadute in mente degli antichi latini, o non fossero state considerate nel loro linguaggio; e in somma si persistesse a credere che il valore de' verbi in are ec. e in itare fosse tutt'uno, distinguendosi questi verbi per la sola forma, e non pel significato proprio, stimando casuali e non precisamente volute da' latini e da' formatori di quei verbi, le differenze di significazione che tra essi s'incontrano: o al più si concedesse che la forza diminutiva non appartenga se non ai verbi in itare, volendo però che la frequentativa sia loro comune coi verbi in are ec. e che questi sieno parimente frequentativi, includendosi nel valore frequentativo tutte le altre significazioni loro ch'io ho fatte osservare.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913