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      Tali letture in tal tempo non sono studi, ma esercizi, come la lunga abitudine del comporre facilita la composizione. Ora tali letture fanno appunto allora l'uffizio di quest'abitudine, la facilitano, esercitano insomma la mente in quell'operazione [2229]ch'ella ha da fare. E giovano massimamente quando ella v'è già dentro, e la sua disposizione è sul train di eseguire, di applicare al fatto ec. Così leggendo un ragionatore, per quei giorni si prova una straordinaria tendenza, facilità, frequenza ec. di ragionare sopra qualunque cosa occorrente, anche menoma. Così un pensatore, così uno scrittore d'immaginazione, di sentimento (esso ci avvezza per allora a sentire anche da noi stessi), originale, inventivo ec. E questi effetti li producono essi non in forza di modelli (giacchè li producono quando anche il lettore li disprezzi, o li consideri come tutt'altro che modelli), ma come mezzi di assuefazione. E però, massime nell'atto di comporre, bisogna fuggir le cattive letture, sia in ordine allo stile, o a qualunque altra cosa; perchè la mente senz'avvedersene si abitua a quelle maniere, per quanto le condanni, e per quanto sia abituata già a maniere diverse, abbia formato una maniera [2230]propria, ben radicata nella di lui assuefazione ec.
      (6. Dic. 1821.)
     
      Quanto sia vero che la scienza ed ogni facoltà umana non deriva che da pure assuefazioni, e queste quando son relative in qualunque modo all'intelletto, hanno bisogno dell'attenzione. L'uomo di gran talento, e avvezzo soprammodo ad attendere, ed assuefarsi, si trova bene spesso inespertissimo e ignorante di cose che i meno attenti, e più divagati animi conoscono ottimamente.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913