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      (15. Dic. 1821.)
     
      Ante etiam sceptrum Dictaei regis, et ante Impia quam caesis gens est epulata juvencis, Aureus hanc vitam in terris Saturnus agebat. Nec dum etiam audierant inflari classica, nec dum Impositos duris crepitare incudibus enses. Sed nos immensum spatiis confecimus aequor. (nota questo verso detto però da Virgilio in altro senso.) Georg. 2. fine.
      (15. Dic. 1821.)
     
      [2257]Dico altrove (p.1970.) del futuro congiuntivo adoperato probabilmente dal volgo latino in vece del dimostrativo. V. Virg. Georg. 2. 49-52. dove exuerint non vale se non se si spoglieranno, o cosa tanto simile, che ben si rende probabile lo scambio di questi due futuri nel dialetto volgare romano. (16. Dic. 1821.). V. pure Oraz. Epod. 15. 23-4. moerebis-risero, e p.2340. e Virg. En. 6.92.
     
      L'altezza di un edifizio o di una fabbrica qualunque sì di fuori che di dentro, di un monte ec. è piacevole sempre a vedere, tanto che si perdona in favor suo anche la sproporzione. Come in una guglia altissima e sottilissima. Anzi quella stessa sproporzione piace, perchè dà risalto all'altezza, e ne accresce l'apparenza e l'impressione e la percezione e il sentimento e il concetto. Ad uno il quale udiva che l'altezza straordinaria di un certo tempio era ripresa come sproporzionata alla grandezza ec. sentii dire che se questo era un difetto, era bel difetto, ed appagava e ricreava [2258]l'animo dello spettatore. La causa naturale ed intrinseca e metafisica di questi effetti l'intendi già bene.
      (16. Dic. 1821.)
     
      Altra somiglianza fra il mondo e le donne.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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