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      Come Georg. 1.44.
     
      et Zephyro putris se gleba resolvit.
     
      Quest'è una frase regolarissima, e nondimeno regolarmente e gramaticalmente indefinita di significazione, perocchè nessuno potrà dire se quel Zephyro significhi al zefiro, per lo zefiro, [2289]col zefiro ec. Così quell'altra: Sunt lacrimae rerum ec. della quale altrove ho parlato. E cento mila di questa e simili nature, regolarissime, latinissime, conformissime alla gramatica, e alla costruzione latina, prive o affatto, o quasi affatto d'ogni figura di dizione, e tuttavolta vaghissime e indefinibili di significato, non solo a noi, ma agli stessi latini. Di tali frasi abbonda assai più la lingua greca. Vedete come dovevano esser poetiche le lingue antiche: anche le più colte, raffinate, adoperate, regolate. Qual è la lingua moderna, che abbia o possa ricevere non dico molte, ma qualche frasi ec. di significato indefinibile, e per la sua propria natura vago, senz'alcuna offesa ec. della gramatica? La italiana forse alcun poco, ma molto al di sotto della latina. La tedesca credo che in questa facoltà vinca la nostra, e tutte le altre moderne. Ma ciò solo perch'ella non [2290]è ancora bastantemente o pienamente formata; perch'ella stessa non è definita, è capace di locuzioni indefinite, anzi, volendo, non potrebbe mancarne. Così accade in qualunque lingua, nè solo nelle locuzioni, ma nelle parole. La vaghezza di queste va in ragion diretta della poca formazione, uniformità, unità ec. della lingua, e questa, della letteratura e conversazione, e queste, della nazione.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Georg Zephyro Zephyro Sunt