). [2301]Frattanto essi si conservano tradizionalmente di padre in figlio, e si perpetuano più che qualunque altra cosa volgare, e con essi le parole che loro appartengono specificatamente. Di tal natura è l'antichissima e volgarissima voce Lamia, ?????, e l'idea ch'essa significa. V. il Forcell. i Diz. Greci, il Glossar. e il mio Saggio sugli errori popolari degli antichi.
Or questa voce passò in realtà nel volgare italiano, e vi passò non per mezzo degli scrittori, ma per mezzo del volgare latino il che si dimostra in due modi.
1. Quei pochissimi scrittori latini che usarono questa voce, non poterono esser noti più che tanto a quegl'ignorantissimi che nel 300 adoperarono scrivendo in italiano la voce Lammia. Si vede chiaro ch'ella era in quel secolo volgare in Italia, poichè si trova in iscrittori di questa natura: laddove oggi ella non si trova che negli scritti dei dotti, perchè il volgo [2302]ha finalmente cessato di adoperarla e di conoscerla, avendo non perduto, nè cambiato affatto quella stolta idea che quella parola significava, ma pur tanto cambiatala, ch'ella si esprime ora con altre parole.
2. Gli scrittori latini adoperarono Lamia in senso di strega, o fata ec. e negli scrittori del trecento ella si trova, credo sempre, in senso di ninfa, tanto che i volgarizzatori di quel tempo, dove i testi latini dicono nympha, traducono regolarmente Lammia. Questa voce non la poterono dunque avere dagli scrittori latini, che l'adoprano in altro senso, ma dal volgare, il quale, come il volgo fu divenuto cristiano, e considerò le ninfe, e le altre deità del paganesimo come demonj, e mali spiriti, cominciò e costumossi a chiamar Lammie le ninfe de' Gentili.
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