Georg. 2.69. Inseritur vero et foetu nucis arbutus horridA: Et steriles platani ec. ec.); e non solo le vocali, ma anche le sillabe am, em, im, um; e sì le vocali che queste sillabe le elidevano anche seguendo una parola cominciante per vocale aspirata (come Virg. Georg. 3.9. TollerE Humo: v. p.2316-17.); e non solo elidevano una vocale, ma anche più d'una ec. tutto ciò non dimostra evidentemente che l'indole della pronunzia latina formava in fatti una sola sillaba delle vocali concorrenti? Giacchè questo solo vuol dire eliderle: non già ch'esse [2320]nella pronunzia si tacessero (ciò forse avveniva alla sola m in simili casi); altrimenti non le avrebbero scritte, ma posto in luogo loro l'apostrofo, come facevano i greci quando le elidevano in verso o in prosa, che quando non ponevano l'apostrofo in luogo loro, non le elidevano mai; e come gli stessi latini ponevano l'apostrofo in luogo di quelle vocali o consonanti che non s'avevano effettivamente da pronunziare, come ain', Sisyphu', confectu' ec. o non ponendo l'apostrofo, tralasciavano di scrivere quelle lettere che non s'avevano da pronunziare, come appunto la s in ain' per ais ne, ec. ec.
Altra prova e dell'usanza latina di pronunziar più vocali in modo di una sola sillaba, e dell'essere stato originariamente il v latino una semplice aspirazione, e questa essere stata leggera (come l'h), e della dissillabìa della 1. e 3. persona sing. perfetta indicativa delle congiugazioni 1. e 4. ec. ch'è appunto quello che s'ha a dimostrare, e della somiglianza tra l'antichissimo latino conservatosi nel volgare, e le moderne figlie del latino; eccola.
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Virg E Humo Sisyphu
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