), o rappresentano idee affatto primitive nelle lingue. E parecchie di tali voci sascrite si trovano anche corrispondere alle analoghe greche, ma effettivamente meno che alle latine, e forse in minor numero. Che segno è questo dunque, se non che la lingua latina conserva assolutamente più numerosi e più chiari della greca i vestigi della remotissima antichità, della sua remotissima condizione, e forse della sua sorgente? Giacchè le relazioni avute dal Lazio coll'India sono tanto antiche che si perdono nella caligine, e sono ignote alla storia. Aggiungete che tali parole ec. essendo di prima necessità ed uso, dimostrano non una semplice, nè recente relazione avuta con quelle parti, ma un'antichissima derivazione o comunione di origine con quei popoli e quelle lingue. E le dette parole sono assolutamente proprie e primitive della lingua latina non già forestiere nè recenti nè ascitizie ec. E nessuno le può credere o derivate dall'India [2353]mediante il più recente commercio avuto da' romani con essa, quando la lingua latina era già formata, e quelle parole in uso continuo negli scrittori, monumenti ec. che ancora rimangono, ed analoghe poi anche alle greche; o viceversa derivate in quel tempo dal Lazio nell'India, essendo esse di uso sì quotidiano e necessario, essendo la lingua indiana antichissima, (che certo non aspettò sì bassi tempi a provvedersi di parole necessarie, quando essa era già da gran tempo più perfetta della latina) essendo ancora quelle coniugazioni, forme, parole ec. tanto proprie e inerenti al capitale, e all'indole e sostanza del sascrito, quanto del latino; e finalmente potendosi, cred'io, trovare, e trovandosi che l'uso loro nel sascrito è anteriore non poco ad ogni menoma relazione del Lazio coll'India, che sia conosciuta dalla storia.
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