Ciò che dico della poesia dico proporzionatamente delle altre parti della bella letteratura. Dovunque non regna il malinconico nella letteratura moderna, la sola debolezza n'è causa.
(27. Gen. 1822.)
È proprio della nostra lingua, della francese della spagnuola il far servire la preposizione senza col suo caso, come per aggettivo, p.e. dicendo luogo senz'acqua, vento senza umidità, casa senza luce ec. cioè priva di ec. [2365]Ciò non è frequente in latino e può parere un barbarismo. Pur vedilo in Virg. En. 6.580. nel Forc. in sine, I. esempio, nel detto di Caligola presso Svetonio, arena sine calce ec. Così noi ci serviamo d'altre preposizioni allo stesso modo; uso non molto proprio del buono latino, ma di cui pur si troverebbero molti altri esempi. Ce ne serviamo pure a modo di avverbi, come ho detto p.2264. segg.
(28. Gen. 1822.)
Alla p.2360. fine. Come dunque si contrasse poi il genitivo plurale dicendo manum per manuum, così si dovettero contrarre gli altri casi, che dovevano da principio aver doppio u, come appunto il detto genitivo. Parimente il vedere che l'i, sempre o quasi sempre breve nelle regole della prosodia latina (dico nelle regole, e non in quei casi che dipendono dal solo costume, come in italia ec.) è regolarmente e sempre lungo nella desinenza dei dativi plurali della prima e 2. declinazione, fa credere che quivi da principio egli fosse doppio, o accompagnato da qualche altra vocale, che rendesse quella sillaba bivocale, e ?????????. Nel qual proposito osservate che le vocali lunghe per natura nel greco, ?, ed ? furono da principio doppie cioè due E ?, due ??. Nello stesso modo io penso che tali vocali lunghe per regola nel latino, fossero da principio doppie.
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Virg Forc Caligola Svetonio
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