E se con ciò nuocerò al mio ben essere, e mi abbrevierò l'esistenza, non importa; perchè lo scopo di essa non dev'esser altro che fuggir se medesima, come pericolosa; e l'essere non è mai tanto bene, quanto allorchè in qualunque maggior modo possibile è lontano dal pericolo di peccare, cioè lontano dall'essere e dall'operare ch'è l'impiego dell'esistenza.
Questo è il discorso di tali persone. E questo raziocinio, e la risoluzione che ne segue, e la vita che le tien dietro, sono assolutamente e dirittamente nello spirito del Cristianesimo, e inerenti alla [2384]sua perfezione. Lo scopo di essa e dell'essenza del Cristianesimo, si è il fare che l'esistenza non s'impieghi, non serva ad altro che a premunirsi contro l'esistenza: e secondo essa il migliore, anzi l'unico vero e perfetto impiego dell'esistenza si è l'annullarla quanto è possibile all'ente; e non solo l'esistenza non dev'essere il primo scopo dell'esistenza nell'uomo (come lo è in tutte le altre cose o create, o anche possibili), ma anzi il detto scopo dev'essere la nonesistenza. Assolutamente nell'idea caratteristica del Cristianesimo, l'esistenza ripugna e contraddice per sua natura a se stessa.
(2. Feb. dì della Purificazione di Maria SS. 1822.)
Alla p.2330. Altra prova. I nomi delle cose che sogliono esser denominate prima d'ogni altra in qualsivoglia lingua, nel latino, se bene osserverete, sono o monosillabi, o tali che facilmente se ne scuopre una radice di non più che una sillaba. Segno evidente di conservata antichità, e questa remotissima e primitiva.
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