La quale anch'essa odia l'infelicità. E non v'è ragionamento umano che non persuada il suicidio, cioè piuttosto di non essere, che di essere infelice. E noi seguiamo la ragione in tutt'altro, e crederemmo di mancare al dover di uomo facendo altrimenti.
Alla p.1287. principio. Io son certo che gli antichi orientali, o i primi inventori dell'alfabeto, non s'immaginarono che i suoni vocali fossero così pochi, e tanto minori in numero che le consonanti. Anzi dovettero considerarli come infiniti, vedendo ch'essi animavano, per così dire, tutta la favella, e discorrevano incessantemente per tutto il corpo di essa, come il sangue per le vene degli animali. O pure, (e questo credo piuttosto) non li considerarono neppure come suoni, ma come suono individuo, e questo infinito e indeterminabile e indivisibile, come appunto immaginarono gli antichi filosofi quello spirito animator del tutto che totam agitat molem, et toto se corpore miscet. Ed è verisimile che l'idea di rappresentare i suoni vocali col mezzo de' punti (alieni affatto, e avventizi alla [2405]scrittura ebraica) non venisse (così tardi) in mente ai rabbini, se non per la pratica che aveano contratta delle lingue occidentali, diffuse nell'Asia da gran tempo ec. oltre che i medesimi ebrei s'erano già sparsi da gran tempo per l'occidente, o per paesi dove correvano le lingue occidentali. Par che gli antichi ebrei considerassero le vocali come spiriti, o come inseparabili dalle consonanti (p.e. a, d ec.) laddove le consonanti per lo contrario sono inseparabili dalle vocali.
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Asia
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