Qui sono da considerar tre cose. 1. La forza del punto d'onore, e la necessità ch'egli impone. Questa è uguale in tutti e due i casi: perchè nell'uno e nell'altro l'infamia (secondo l'opinione ch'è il solo fondamento del punto d'onore) sarebbe stata la pena di quei due greci, e di questo giovane, se avessero contravvenuto alle leggi del punto d'onore. Sicchè questa forza (notate bene) non è niente scemata da' tempi [2423]antichissimi in qua, se non forse nell'estensione, cioè in quanto ella opera in minor numero di persone. Ma in quelli in cui opera ell'è dello stesso valore.
2. L'utilità del punto d'onore ne' due casi. Questa è chiaro che nel primo caso è somma, nel secondo è nulla, anzi in luogo suo v'ha una grandissima disutilità, e danno.
3. La grandezza e la qualità di quest'onore, ossia la natura di quell'idea che l'uomo se ne forma. Questa si può vedere considerando che il premio di quei due greci per aver osservato le leggi del punto d'onore, furono il rispetto e l'invidia portata dai loro concittadini ai loro parenti; la sepoltura pubblica; gli onori piuttosto festivi che funebri renduti alla loro memoria; gl'inni e i cantici de' poeti e dei musici per tutta la Grecia, e quindi per sempre nelle altre nazioni civili; la ricordanza eterna delle storie patrie e forestiere; l'immortalità in somma, non solo presso i greci, ma presso tutti gli altri popoli colti, fino a oggidì. Il premio di quel giovane duellatore è la stima di pochi giovanastri suoi pari, d'una società di caffè, [2424]o per dir molto, degli scioperati d'una provincia; e bene spesso la carcere, o l'esilio volontario, la confisca dei beni ec.
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Grecia
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