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      (6. Maggio 1822.)
     
      Alla p.2419. Come può esser bella una lingua che non ha proprietà? Non ha proprietà quella lingua che nelle sue forme, ne' suoi modi, nelle sue facoltà non si distingue dalle forme, modi, facoltà della grammatica generale, e del discorso umano regolato dalla dialettica. Una lingua regolata da questa sola [2426]non ha niente di proprio; tutto il suo è comune a tutte le nazioni parlanti, e a tutte le altre lingue; il suo spirito, la sua indole, il suo genio non è suo, ma universale; vale a dire ch'ella non ha veruna originalità, e quindi non può esser bella, cioè non può esser nè forte, nè distintamente nobile, nè espressiva, nè varia (quanto alle forme), nè adattata all'immaginazione, perchè questa è diversissima e moltiplice, e nel tempo stesso ella è la sola facoltà umana capace del bello, e produttrice del bello. Ora che cosa vuol dire una lingua che abbia proprietà? Non altro, se non una lingua ardita, cioè capace di scostarsi nelle forme, nei modi ec. dall'ordine e dalla ragion dialettica del discorso, giacchè dentro i limiti di quest'ordine e di questa ragione, nulla è proprio di nessuna lingua in particolare, ma tutto è comune di tutte. (Parlo in quanto alle forme, facoltà ec. e non in quanto alle nude parole, o alle inflessioni delle medesime, isolatamente considerate.) Dunque se non è, nè può esser bella la forma di una lingua che non ha proprietà, non è nè può esser [2427]bella una lingua che nella forma sia tutta o quasi tutta matematica, e conforme alla grammatica universale.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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