E così di nuovo si viene a concludere che la bellezza delle forme di una lingua (tanto delle forme in genere, quanto di ciascuna in particolare) non può non trovarsi in opposizione colla grammatica generale, nè esser altro che una maggiore o minor violazione delle sue leggi.
La lingua francese si trova nel caso detto di sopra: poich'ella in quanto alla forma, esattamente parlando, non ha proprietà, vale a dir che non ha qualità sua propria, ma tutte le ha comuni con tutte le lingue, e colla ragione universale della favella. Il che quanto noccia alla originalità, anzi l'escluda, e quanto per conseguenza favorisca la mediocrità, anzi la richieda e la sforzi, resta chiaro per se stesso. (Bossuet, scrittore non mediocre, ebbe bisogno di domare, come gli stessi francesi dicono, la sua lingua; e come dico io, fu domato e forzato alla mediocrità dello stile, dalla sua lingua. E così lo sono tutti quegli scrittori francesi [2428]che hanno sortito un ingegno naturalmente superiore al mediocre. Nè più nè meno di quello che la società, e lo spirito della nazion francese, sforzi alla mediocrità in ogni genere di cose gli uomini i più elevati della nazione, e gli spiriti più superiori all'ordinario. Essendo la mediocrità non solo un pregio, ma una legge in quella nazione, dove il supremo dovere dell'uomo civile, è quello d'esser come gli altri).
Dalle dette considerazioni segue che la lingua francese, non avendo nessuna o quasi nessuna proprietà, e quindi ripugnando alla vera e decisa originalità dello stile (ben diversa da quelle minime differenze dell'ordinario, che i francesi esaltano come somme originalità), non può aver lingua poetica; e così è nel fatto.
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Bossuet
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