(9. Maggio. 1822.)
Il mondo, o la società umana nello stato di egoismo (cioè di quella modificazione dell'amor proprio così chiamata) in cui si trova presentemente, si può rassomigliare al sistema [2437]dell'aria, le cui colonne (come le chiamano i fisici) si premono l'une l'altre, ciascuna a tutto potere, e per tutti i versi. Ma essendo le forze uguali, e uguale l'uso delle medesime in ciascuna colonna, ne risulta l'equilibrio, e il sistema si mantiene mediante una legge che par distruttiva, cioè una legge di nemicizia scambievole continuamente esercitata da ciascuna colonna contro tutte, e da tutte contro ciascuna.
Nè più nè meno accade nel sistema della società presente, dove non ciascuna società o corpo o nazione (come presso gli antichi), ma ciascun uomo individuo continuamente preme a più potere i suoi vicini, e per mezzo di esso i lontani da tutti i lati, e n'è ripremuto da' vicini e da' lontani a poter loro nella stessa forma.
Dal che risulta un equilibrio prodotto da una qualità distruttiva, cioè dall'odio e invidia e nemicizia scambievole di ciascun uomo contro tutti e contro ciascuno, e dal perenne esercizio di queste passioni (cioè [2438]in somma dell'amor proprio puro) in danno degli altri.
Con ciò resta spiegata una specie di fenomeno. Lo stato d'egoismo puro, e quindi di puro odio verso altrui (che ne segue essenzialmente) è lo stato naturale dell'uomo. Ma ciò non è maraviglia, spiegandosi esso, e dovendosi necessariamente spiegare, col negar la pretesa destinazione naturale dell'uomo allo stato sociale stretto (cioè diverso da quello ch'hanno fra loro quasi tutte le bestie, massime le più svegliate); al quale stato ripugnano per natura loro le dette qualità naturalissime e assolutamente proprie dell'uomo (come si può vedere anche nel fanciullo ec.
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