E per quanto frequente fosse nelle loro bocche quell'appellazione, io sentiva e conosceva ch'ella non usciva mai dalle loro labbra senza un tuono esterno e un senso e giudizio interno di trionfo e di gusto.
(13. Maggio 1822.)
Juvare col dativo, caso comune al nostro giovare, è rarissimo negli scrittori latini, vedilo appresso Plauto, nel Forcellini.
(21 Maggio 1822.)
Ho detto altrove d'una grande incertezza e di molti scambi che si trovano nell'uso latino circa i tempi dell'ottativo o soggiuntivo, ora scambiati fra se, ora sostituiti a quelli dell'indicativo: ed ho mostrato come questi usi che si tengono per pure eleganze degli scrittori latini, fossero comuni anche al volgare, e si conservino nelle lingue derivate, non certo dal latino elegante, ma da esso volgare. A questo proposito si può notare il presente ottativo latino, usato spessissimo ed elegantemente in vece dell'imperfetto ottativo, e in certo modo anche del futuro indicativo, come in Orazio Sat. 1. v.19. l.1 nolint per nollent, o nolent; [2443]od. 3. v.66. e 68. l.3. pereat, ploret, per periret, ploraret, o peribit, plorabit. E ciò massimamente (come appunto ne' due luoghi citati), precedendo la condizionale si o simile, espressa o sottintesa: nel qual caso appunto ho notato altrove la detta varietà, e figurato uso dell'ottativo, e suoi diversi tempi. E vedi, fra gli altri pensieri relativi a questo, pag.2221. fine, e 2257.
(24. Maggio 1822.)
Di ciò che ho notato altrove che l'uso di fabbricar nuovi composti, e di supplir così al bisogno di esprimer nuove idee, o nuove parti d'idee (ch'è tutt'uno, secondo le osservazioni della moderna ideologia), essendo stato così comune alle lingue antiche, e alle stesse moderne ne' loro principii, s'è poi quasi dimenticato, per utilissimo che sia; se ne possono dar, fra l'altre, le seguenti ragioni.
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Plauto Forcellini Orazio Sat
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